26 GENNAIO: ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI NIKOLAJEWKA

Il 26 gennaio ricorrerà l’anniversario della battaglia di Nikolajewka, Virgilio Fincato “andato avanti” nel 2002, Socio del Gruppo Alpini di Novi Ligure e reduce di Russia, Divisione Cuneense, Btg Pieve di Teco, ci lasciò la sua testimonianza in una pubblicazione dal titolo “Zuppa calda a Nikolajewka “Ricordi di guerra e di steppa” da cui un breve estratto:
«[…] Superai il sottopassaggio con precauzione perché sparavano da tutte le parti; e strisciando lungo la strada arrivai in una piazzola dove un regolare Russo giaceva morto; dalla sua borsa tattica spuntava un bel pezzo di pane nero, sembrava un mezzo mattone, lo presi. Il resto erano tutte munizioni. Entrai nel paese, non ricordo bene l’ora ma saranno state le 15,30 più o meno. Devo precisare che altri prima di me erano già entrati e si trovavano per oltre duecento metri oltre la ferrovia. Nel sottopassaggio caduti non ce n’erano; mi fermai per qualche minuto prima di uscire: se ci fossero stati li avrei visti. Oltre il sottopassaggio ne vidi due, uno Russo e uno Italiano. Parlo sempre del sottopassaggio a destra della discesa. Attraversai la strada e sulla destra del sottopassaggio un soldato Italiano morto, aveva ancora il mitragliatore puntato. Subito lo credetti ferito, ma ferite non ne vidi come non vidi sangue. Vicino a questo caduto c’era una piccola isba, con una piccola scalinata di legno. Senza pensarci mi infilai dentro e mi trovai di fronte due donne e un uomo molto spaventati. Li tranquillizzai comportandomi come era il mio carattere, molto cortesemente. Però avevo fame, il pane che avevo in tasca non lo avevo ancora mangiato, non ne avevo avuto il tempo di farlo, cercavo solo di salvare la pelle e mettermi al riparo. Vidi uno scaffale un piccolo contenitore di vetro, lo presi e la donna gentilmente voleva farmi capire che non era buono, io lo credevo burro!!!, e mi faceva dei segni sfregandosi le gambe e le mani, poi capii il significato di quei segni: era il grasso anticongelante. A Nikolajewka dimenticai una sciarpa molto bella che mi avevano regalato i miei nonni. Seppi più tardi che l’Ufficiale che era sopra il semovente Tedesco e che mi chiese se ero armato era in realtà il Generale Reverberi Comandante della Divisione Tridentina. Dopo circa mezz’ora o poco più, arrivarono altri Alpini della Tridentina e alcuni soldati Tedeschi: questi furono buttati fuori senza tanti complimenti. Eravamo in pochi, sei o sette, i padroni di casa erano molto gentili con noi, ci fecero una zuppa, io ci misi il pane dentro e ne mangiai una bella ciotola. […]».
Italo Semino
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