STORIA DELLA SEZIONE

Gli alpini alessandrini definiscono “storica” quella bagna cauda da Anno Santo, quale fu il 1950, durante il quale i reduci del btg. “Val Tanaro”, fallito il sistema delle circolari porta a porta, rilanciarono l’idea – già avanzata nel 1935 dal capitano Milanoli ma sfumata per lo scoppio in successione di tre guerre – di riunire in sodalizio le penne nere cittadine.
A renderla concreta collaborarono, qualche tempo dopo, i superbi agnolotti della trattoria dal nome benaugurante di “Cappel Verde”, eletti sul campo padrini di battesimo del gruppo neonato.
Cornice gastronomica mutuata dall’antico mondo contadino, impersonato da quel Bertoldo locale di nome Gagliaudo, il quale, nella città ridotta alla fame dall’assedio del Barbarossa, aveva suggerito di rimpinzare una delle sue mucche con le ultime preziose scorte di frumento, spingendola poi a farsi catturare dagli imperiali che, scoraggiati dal suo florido aspetto, avevano tolto l’assedio.
Inquadrato dapprima nella sezione astigiana e passato poi a quella di Casale, il gruppo elesse capo il generale Camillo Rosso, reduce del Montenero, del Monterosso e di Tolmino con altrettante medaglie d’Argento; 32 gli iscritti iniziali.
La conquista del territorio a fini associativi parte dalla Cittadella: costruita dai Savoia due secoli prima, capolavoro di arte militare (con i sei bastioni affidati ad ogni buon conto ad altrettanti santi), fu la prima fortezza italiana ad innalzare il Tricolore del Risorgimento.
Poteva alloggiare cinquemila soldati: nessun problema quindi per accogliere nel 1956 i 786 commensali, non paganti, di un’epica “Sagra dell’Alpino”: un vero atto d’incoscienza, a detta di alcuni, che impresse però un salutare scossone all’indolenza provinciale.

Esattamente cent’anni prima aveva lasciato le sue mura il corpo di spedizione piemontese diretto in Crimea.
“Fortunato lei che va a combattere i russi” aveva detto Vittorio Emanuele II al generale Durando “a me tocca combattere frati e monache”.
Ma verrà anche il suo turno e nel 1866, a Custoza, insignì di medaglia d’Argento il capitano dei granatieri Giacomo Rebora, alessandrino di Gavi, che sei anni dopo farà un salto di qualità optando per le neonate 15 compagnie alpine; comanderà poi il “Pieve di Teco” e il 1° Alpini.
Combattere i russi non portò invece fortuna alle penne nere nella steppa.
Due nomi per tutti: il generale Umberto Ricagno, comandante della Julia, 7 anni di prigionia, e l’alpino Francesco Cazzulini, caduto a Novo Postolaiowka e decorato di medaglia d’Oro.
Un gruppo tira l’altro e fa capolino l’idea della sezione autonoma: se ne gettano le basi nel 1966, durante il grande Raduno di Bassano e Cima Grappa.
Ispiratore e animatore è Domenico Arnoldi, già maggiore del “Val Tanaro”: il 23 luglio 1967 il gruppo di Alessandria ottiene l’imprimatur per la trasformazione in sezione e Camillo Rosso ne è il primo presidente. I soci sono 1156.
L’anno successivo lo stesso Arnoldi fonda “Il Portaordini”, presentandolo come “foglio mensile di informazione, senza pretese, che si legge così, in un sorso, come bere un grappino…”. Oggi, diretto da Gianluigi Ceva, esce in duemila copie, a cadenza trimestrale.
Il vessillo viene benedetto dal vescovo di Alessandria: madrina è Auxilia Pettinati, figlia del colonnello Luigi Pettinati, prima medaglia d’Oro alpina della guerra 15/18.
I gruppi sono 18.
La ricerca di una sede trasforma i padri fondatori in padri pellegrini.
Lasciato il rumoroso bar, per anni ritrovo di gruppo, si spostano in religioso silenzio nella chiesetta della Misericordia, prima di essere accolti alla direzione di artiglieria: caffè, incenso, polvere pirica.
Altri spostamenti e finalmente, nel 1998, fan zaino a terra in via Lanza, dopo aver rimesso a nuovo una vecchia costruzione concessa dal Comune, che ora comprende, all’interno di un parco alberato, uffici per la sezione e il gruppo cittadino, salone per assemblee, museo alpino e circolo culturale-ricreativo.
Due cori: il “Montenero”, formatosi nel 1974 con un iniziale repertorio alpino, poi esteso anche a temi di attualità, e il più giovane “Valtanaro”, nato nel 1997, che spazia fra canti alpini, popolari e motivi liturgici.
Lo spirito di solidarietà ha seguito di pari passo la crescita della sezione. Furono gli interventi in Friuli e Umbria le scintille da cui scaturì il nucleo di Protezione civile, nato nel 1992 come “gruppo a latere”, con gagliardetto proprio, ufficializzato poi nel 1996: fu subito attivato in Italia, Francia, Albania e frequentemente per esigenze locali: incendi boschivi e fenomeni franosi.
Tragico e convincente banco di prova fu l’alluvione del Tanaro, nel novembre del 1994, quando si trovò a fianco le forze migliori della concordia alpina, impegnate sia per le necessità immediate che nella successiva fase di ricostruzione.
Oggi il servizio di consulenza tecnica si è dotato di piani d’intervento per ogni tipo di richiesta; organizza servizi di pattugliamento e censimento del territorio, coopera al ripristino ambientale in montagna, svolge corsi di formazione presso le scuole.
Le squadre che collaborano con le guardie forestali, specialmente nella prevenzione incendi, possono avvalersi, come base operativa, della “Domus alpina”, rifugio a mille metri di quota sulle pendici del Monte Giarolo, completato nell’agosto 2000 con la collaborazione di tutti i gruppi.
Altrettanto meritorie le iniziative di carattere sociale, spesso trascurate dagli organi d’informazione, a favore dei portatori di handicap, dei centri tumori e leucemie, dei tossicodipendenti, della lotta all’AIDS, delle case di riposo.
Il 4° Raduno del 1° raggruppamento, svoltosi ad Alessandria nel settembre del 2001, è riuscito, pur senza cancellarne tutte le ferite, a dare un colpo di spugna ai tristi ricordi dell’alluvione.

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